Il panificio Pellizzari conta 70 anni e oggi sostituisce il suo storico forno con un altro di ultima generazione. Festeggiamenti ed inaugurazione, causa pandemia, sono stati rinviati a data da destinarsi
BORGO CHIESE. Risale al 1955 la prima licenza utile per produrre pane. Da allora - come riportato su un poster collocato all'ingresso dell'edificio di Via Roma - prima gli stessi capofila Giuseppe Pellizzari con la consorte Emilia Perotti e successivamente parte degli otto figli, hanno portato avanti in tempi diversi negozio e forno. I locali sono dislocati ai margini del Rio Cron nel cui stabile aveva trovato ancor prima ospitalità la scuola invernale per muratori gestita dalle Acli.
Ora a proseguire - punto vendita di Brione compreso - è donna Marina che ha recepito alla lettera arte e insegnamento dei genitori. Negli anni scorsi la sede di produzione di panificatori si era aggiudicata a Venezia con il compianto figlio Marco e Mario il prestigioso riconoscimento nazionale “Mercurio d'Oro. “
“Stavolta era nostra intenzione ricordare i 70 anni di storia con una rimpatriata estesa a famigliari e clienti ma le restrizioni dovute al Coronavirus non l'hanno consentito quindi l’appuntamento è stato rimandato”, racconta Marina.
In concomitanza di tale ricorrenza si voleva pure inaugurare il nuovo forno la cui struttura dà ora modo di sfornare pagnotte in tempi più compatibili.

Riavvolgendo sequenze e tappe di allora quella forneria, vale ricordare che alle 7 di ogni mattina prima con moto Ape furgonata e poi con le Fiat Belvedere e 600 Multipla, il popolare Beppino saliva a Brione e Castello per garantire pane ancora caldo per la prima colazione pure alla gente di quei due Comuni. Nel contempo donna Emilia, assieme alla nipote Letizia - mamma dell’attuale sindaco Giorgio Butterini - era alle prese dietro il bancone.
Erano gli anni dei lavori idroelettrici dove la manodopera tra Storo e Val Daone variava attorno ai 4 mila lavoratori impegnati a realizzare condutture, gallerie e bacini tra cui Bissina, Boazzo, Ponte Morandin, alle Seghe e Cimego. E di pane dentro quel forno con la collaborazione di Nando e Pino del Delfo se ne sfornava a quintali.