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Wed, Mar

 

CONDINO. L’iniziativa indetta dal corpo musicale Giuseppe Verdi in programma domenica a Condino è appetibile e destinata ad attirare anche i giovanissimi. Nell’occasione i convenuti avranno modo di prendere contatto con gli ottoni, in tanti casi già visti tra le mura domestiche tra le mani di mamma e papà.

Si tratta di Nutella Music Break – spiega Erika Floriani che assieme ad altri porta avanti l'iniziativa - un percorso musicale per la scoperta e conoscenza dei vari strumenti da parte di ragazzi.” In casa della signora Floriani e Tolettini, tanto per fare mente locale, tutti quanti hanno dimestichezza con partiture compresa lei, marito, figlie e da 70 anni a questa parte pure il suocero Graziano.

 

 

 Una strategia che a Condino regge già dai tempi in cui, un secolo fa, alla presidenza della banda c'era Elia Galante e storici bandisti come i fratelli Ciali e Bagattin (Primo,Guido e Domenico), Ottavio Radoani Nello e Celso Galante nonchè Adelio e Alfredo Gualdi tanto per fare dei nomi.

La concentrazione per Strumenti e Nutella, che inizierà alle 15, sarà ospitata presso la sede della stessa banda, ai piani alti della struttura polifunzionale sopra l’Acquaclub. Leggendo tra le righe, la proposta ha qualcosa che un po' ricorda l’era Dapreda, quando gli orchestrali di Via Sassolo si spendevano non solo a scrivere e musicare spartiti, ma a reclutare a loro modo nuove forze utili a creare ricambio e continuità all’istituzione che oggi compie 150 anni. Ancora Floriani: “A fine giornata, per non smentirci, seguirà pane e nutella per tutti”. “

 

 

 

BORGO CHIESE. Dopo oltre mezzo secolo trascorso ad accudire animali, fare casarade, sfalciare fieno e andare in alpeggi, il malgaro condinese – cimeghese Donato Galante era sicuramente legato ai suoi campanacci. Da qualche giorno a questa parte quei bronzi, unico segno contadino che gli era ancora rimasto, sono spariti.

Dopo aver sfondato l’ingresso, gli ignoti si sono impadroniti di una trentina di campanacci e tre motoseghe che l'uomo, molto gelosamente, custodiva all’interno della sua cascina a Mon risalente al 1787. Tra sconforto e rassegnazione il malgaro, ora alla soglia degli 80 anni, non resta che sporgere denuncia alla stazione carabinieri di Condino. Un fascicolo per ora intestato ad ignoti sulle cui deposizioni sono in corso indagini. Un furto mirato ed espletato da gente che probabilmente conosceva la situazione, sapevano che cesoie e catena erano custodite sotto una brandina solitamente usata dal malgaro per la penichella. Donato non lo dice esplicitamente ma a qualcuno ha confidato di voler mettere una taglia su coloro che dovessero fornire informazioni utili al suo ritrovamento.

 

 

Il furto – parole sue – è stato portato a termine all’ora di cena quando ero salito a Cimego. Abito lì anche dopo la scomparsa della mia amata compagna triestina conosciuta a malga Bondolo una trentina di anni fa”. Lei, vedova, era salita su quella altura per raccogliere fiori da mont quando un temporale si era abbattuto sulla zona costringendola a ripararsi nella malga dove Donato da solo accudiva le bovine. Da allora si erano rimasti assieme sino alla scomparsa di lei.

Quei campanacci – aggiunge - erano una parte della mia vita e del mio lavoro e intendevo custodirli fino alla fine”. Per oltre sessant’anni quell’omone, con tanto di barba e grosse scarpe ai piedi, era solito partecipare a mostre, rassegne zootecniche ottenendo a sua volta riconoscimenti dovuti ai suoi pregiati formaggi che fino a qualche anno fa creava nel suo cascinale a due passi dalla nota trattoria Borgo Antico. Una stalla alla buona dove il proliferare di gatti e animali da cortile abbondava. Era una specie di “Arca di Noè” dove Donato faceva casarade. Poi in estate traslocava in malga per quasi tre mesi dove la cotica erbosa era ottimale per le sue bovine.

 

MISSA CLISIENSIS Funzione solenne con musica e voci di ben sessanta coristi di valle alla presenza del vescovo emerito Carlo Mazza e un numeroso pubblico

 

CONDINO. Superata la fase pandemica e dopo un'accurata trascrizione e sistemazione dei vari brani nonché diverse prove, nel giorno di San Rocco a Condino, dentro una chiesa piena di gente, Giorgio Bagozzi, maestro di musica sacra e profana, ha presentato con tanto successo la Missa Clisiensis. Canti, musiche ed entusiasmo saranno riproposti a settembre a Bagolino.

 

Una messa un po’ particolare, senza organo ma con strumenti, in modo da coniugare sia la tradizione corale che bandistica, peraltro entrambe molto presenti e dignitosamente sviluppate nella nostra valle. Sul parterre sessanta e più, doverosamente in camicia bianca, tenevano saldamente tra le mani le rispettive partiture, gli sguardi rivolti al direttore del coro per sapere quando e come attaccare. Tra loro soprani, contralto tenore e basso nonché due trombe, trombone, corno e tuba.

 

Foto di Luciana Bagattini

 

Al di là della balaustra, diversi sacerdoti e il vescovo emerito di Fidenza sua eccellenza monsignor Carlo Mazza, originario di Entratico nella bergamasca dove ora vive. Nel corso della funzione ad affiancare il presule l’arciprete don Luigi Mezzi, il concittadino don Antonio Sebastiani e alcuni diaconi.

 

All’omelia il vescovo ringrazia lo stesso don Luigi, le tre Unità pastorali (Sacra famiglia, Madonna delle Grazie e Madonna dell’Aiuto) e l’amico Bagozzi manifestando evidente soddisfazione. “Solo un arcano disegno della provvidenza ha tracciato la linea ben definita che, partendo da lontano, ora in questa cattedrale manifesta un evidente e meraviglioso compimento. Con mirabile passione quei componenti di cori e bande, tra amicizia, tradizioni e religiosità, hanno saputo cogliere nel segno sia lo spirito che i valori della funzione per poi portarsi a casa tanti prolungati applausi.”

 

 

Dentro gli scantinati della casa canonica, Gigliola e famiglia al seguito hanno predisposto un apprezzato servizio catering alla staffa. Ci sono i sindaci di Castel Condino Stefano Bagozzi, di Pieve di Bono Attilio Maestri, Nicola Zontini di Storo, Chiara Cimaroli di Bondone, Chetty Pellizzari di Val Daone nonché Giorgio Butterini di Condino e tra i banchi anche persone giunte da Trento, Bleggio e Busa di Tione per assistere a questa inedita esecuzione liturgica di grande valenza comunitaria. “Siamo scesi e ora rientriamo di nuovo a Trento appagati da questa solennità” dicono Giacinta e Maria Angela Dapreda nonché Fabio Rosa.

 

 

 

BORGO CHIESE. Se si parla di musica negli anni 50, ma anche prima ancora, a Condino e in Giudicarie a prevalere e fare scuola era la famiglia Dapreda. Da nonno Simone ai figli Gino, Celestino, Ottavio e Guido: erano loro ad insegnare, dirigere bande e suonare in chiesa. Ebbene, nel corso di quello stesso periodo (1954) nella casa di Via Sassolo era Guido a scrivere e musicare la marcia Giudicarie il cui spartito è divenuto da subito l’Inno dell’intero C8.

 

 

Nel giorno della sagra dell’Assunta e nell’ambito delle diverse iniziative legate ai 150 anni di vita del corpo bandistico Giuseppe Verdi, è toccato a Bruno, figlio di Guido ora alla soglia degli 80 anni, riprendere posto sul podio per dirigere momentaneamente nella centralissima Piazza San Rocco l’esibizione di quel brano. Una partitura bella da ascoltare, a dir poco perfetta, tant’è che nelle occasioni che contano tutti gli strumentisti giudicariesi la sanno interpretare.

La realtà bandistica di Condino ha un nome, una storia e una tradizione a dir poco unica seppur al momento si avvale di una direzione interinale che a tutti in paese non sembra del tutto piacere. “Tra i quaranta bandisti - avvertono più persone – ben due sono maestri Giuseppe Radoani e Fabio Scaglia. Ritornare a far di nuovo leva su di loro non sarebbe male”.

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