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Qui la donna viene seguita da un’équipe di specialisti di diversa formazione, curata secondo standard avanzati e accompagnata per tutto il percorso terapeutico, dalla scoperta del tumore al seno, alla riabilitazione, ai controlli dopo la terapia. Con un’ attenzione non solo ai bisogni fisici ma anche a quelli psicologici. È la Breast Unit, il centro multidisciplinare per la cura del tumore al seno dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari inaugurato ufficialmente oggi all’ospedale Santa Chiara di Trento alla presenza del direttore generale facente funzione di Apss Pier Paolo Benetollo, l’assessore provinciale alla salute, disabilità e famiglia Stefania Segnana, il direttore del servizio ospedaliero provinciale Giovanni Maria Guarrera, il direttore medico dell’ospedale Santa Chiara Mario Grattarola, la responsabile clinica e coordinatrice della Breast Unit Antonella Ferro, il direttore del dipartimento infrastrutture Debora Furlani e il responsabile della chirurgia plastica ricostruttiva e senologia Paolo Cristofolini.

La Breast Unit rappresenta un innovativo modello organizzativo che unisce trasversalmente vari professionisti, strutture e servizi con l’obiettivo di rendere più efficace, omogeneo e snello il percorso clinico della paziente dalla diagnosi alla pianificazione individualizzata della cura, tenendo in considerazione anche gli aspetti di tipo riabilitativo, sia fisici sia psicologici, della persona nella sua globalità. Caratteristica fondamentale della Breast Unit è quindi la forte connotazione multidisciplinare e professionale con la continua interazione e il costante confronto tra figure professionali diverse dedicate, in via esclusiva o in modo predominante, alla patologia mammaria che possiedono competenze specifiche e alto expertise in materia dato da un alto volume di casi trattati.

Il processo diagnostico-terapeutico riconosce due snodi decisionali importanti rappresentati dai consulti multidisciplinari pre e postoperatori che si svolgono, da svariati anni, a Trento due volte alla settimana, grazie all’attività del gruppo multidisciplinare ristretto di patologia mammaria, costituito da mammografisti, chirurghi senologi e plastici, oncologi, radioterapisti e patologi. Per quanto riguarda il consulto preoperatorio, fase di passaggio dal momento diagnostico a quello del trattamento, si stanno creando le condizioni (anche logistiche) per il coinvolgimento della paziente e del caregiver in modo che la paziente possa essere coinvolta nel processo decisionale fin da subito e trovare risposta alle domande di salute.

Tutti i professionisti della rete clinica senologica sono stati impegnati a confrontarsi in otto gruppi di lavoro con oltre 40 professionisti (compresi i medici di medicina generale e le associazioni di volontariato) per arrivare ad un documento che riassume i ruoli di ognuno all’interno del percorso, le modalità di comportamento, le procedure da attuare, le tempistica da rispettare, promuovendo lo scambio di informazioni tra i vari professionisti e cercando di rendere più uniformi possibile le prestazione erogate.
La Breast Unit è operativa da tempo dal punto di vista funzionale ma da oggi ha ufficialmente uno spazio dedicato al quarto piano del corpo C dell’ospedale Santa Chiara. Le sue attività vanno ben oltre i confini fisici dell’ospedale, con collaborazioni attive sugli altri presidi ospedalieri trentini, come l’ospedale di Arco, dove è in fase di avvio il progetto per la chirurgia senologica post-oncologica.

Con il centro di procreazione medicalmente assistita, sempre di Arco, si sta lavorando invece sul fronte della preservazione della fertilità delle giovani donne con tumore al seno sottoposte a trattamenti: sono più di dieci le pazienti che hanno scelto la strada della crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico.
Altra importante linea di attività che impegna l’equipe della Breast Unit è quella della mappatura dei rischi di natura ereditaria e familiare: vengono strutturati dei percorsi di individuazione e presa in carico di pazienti portatrici di mutazioni genetiche e degli eventuali parenti, a loro volta portatori di mutazioni che possono predisporre ad alcune tipologie di tumori. Pazienti e persone portatrici di mutazione genetica hanno modo di interfacciarsi con varie figure professionali per un consulto onco-genetico (con cadenza quasi mensile). In collaborazione con la reumatologia è stato istituito anche un ambulatorio di osteopatia metabolica per preservare la «salute dell’osso» delle pazienti sottoposte a terapie ormonali (sono state valutate oltre 300 donne dalla sua istituzione un anno e mezzo fa).

All’interno della Breast Unit lavorano anche due infermiere case manager con competenza ed esperienza oncologica che garantiscono la presa in carico «operativa e globale» della paziente dalla diagnosi e per tutto il percorso terapeutico-assistenziale. Presenti in tutti gli snodi operativi/organizzativi si occupano di identificare i bisogni della paziente, limitare i disagi e favorire la personalizzazione dei percorsi assistenziali. Il case manager ha un ruolo di raccordo fondamentale tra i professionisti in ambito ospedaliero e tra le cure primarie (compreso il medico di medicina generale) e l’ospedale. Compito del case manager è anche sensibilizzare le pazienti sui corretti stili di vita attraverso l’attività informativa ed educativa.

I lavori di ristrutturazione al quarto piano dell’ospedale sono cominciati alla fine del 2019 e sono durati nove mesi (con tre mesi di interruzione causa emergenza Covid). Sono stati ricavati più di 600 mq con tre stanze di degenza (dieci posti letto), due ambulatori chirurgici dedicati, un’area per i consulti multidisciplinari, ambulatori, studi e spazi d’attesa; sono state particolarmente curate le scelte cromatiche, dei materiali e delle finiture per ottenere un risultato che potesse contribuire, con un ambiente gradevole, al prendersi cura di un paziente fragile. L’intervento, comprensivo di arredi e tecnologie, ha avuto un costo pari a 1.175.000€.

Molte le attività ancora in cantiere da sviluppare nel prossimo futuro. Tra tutte, lo sviluppo dell’attività di telemedicina tramite App per i pazienti, con la possibilità di chat, video chat, roadmap dei percorsi e dei servizi, tutorial etc. Si sta lavorando poi all’implementazione dei database informativi che possano dialogare con il sistema informativo ospedaliero (SIO) e allo sviluppo di test prognostici/predittivi per ridurre il più possibile l’indicazione alla chemioterapia e indirizzare meglio la portata del rischio. Sarà fondamentale poi implementare i rapporti con il territorio perché le pazienti abbiano degli ambulatori di riferimento per tutta una serie di attività (medicazioni post intervento, etc), limitando così gli accessi in ospedale.

«Oggi – ha dichiarato il direttore generale di Apss Pier Paolo Benetollo – più che un inizio è il raggiungimento di un traguardo strategico per la nostra Azienda e per tutte le donne che soffrono di cancro alla mammella. La Breast Unit rappresenta una modalità organizzativa che garantisce una migliore presa in carico delle pazienti attraverso la collaborazione trasversale di professionisti di aree territoriali e ospedaliere diverse. Un modello che offre notevoli vantaggi in termini di sopravvivenza, qualità delle cure e qualità di vita delle donne».

«Grazie al lavoro dell’equipe del centro di senologia – ha evidenziato l’assessore alla salute Stefania Segnana – le donne trentine avranno un importante punto di riferimento multidisciplinare capace di garantire cure personalizzate e di qualità. Le pazienti non dovranno andare dai vari specialisti ma saranno al centro di un sistema intorno al quale ruotano le varie figure professionali; saranno prese per mano e accompagnate in ogni tappa di questo difficile percorso di cura, con la presa in carico di tutti i bisogni fisici e psicologici».

 

Il sindaco di Trento Franco Ianeselli e il vicesindaco Roberto Stanchina hanno incontrato ieri pomeriggio a palazzo Geremia i rappresentanti dell’Associazione dei pubblici esercizi e dell’Associazione ristoratori aderenti a Confcommercio Trentino. In sala Giunta erano presenti per l’Associazione dei pubblici esercizi del Trentino la presidente Fabia Roman, il segretario provinciale Monica Clementi, per l’Associazione ristoratori del Trentino il presidente, Marco Fontanari, il vicepresidente, Francesco Antoniolli, e il segretario, Mattia Zeni.

L’incontro, già programmato ma che arriva dopo i recenti provvedimenti legati all’emergenza sanitaria, ha rappresentato un primo fondamentale momento di confronto, che proseguirà nei prossimi giorni con incontri settimanali, allargati a tutti i rappresentanti delle categorie commerciali operanti in città, per garantire un costante aggiornamento e allineamento operativo in questo momento di emergenza, soprattutto in vista delle iniziative che caratterizzeranno il periodo natalizio in città, nonostante lo stop ai mercatini.

Nel ricordare la difficile situazione legata alle conseguenze delle restrizioni imposte dalla pandemia, i rappresentanti delle due associazioni di categoria di Confcommercio Trentino hanno espresso apprezzamento per la capacità decisionale e la disponibilità all’ascolto dell’Amministrazione comunale e hanno garantito la loro fattiva presenza nel garantire una città sicura.

Il sindaco ha nuovamente sottolineato che la sicurezza sanitaria e la credibilità sono le basi su cui si è fondata la decisione di rinunciare, pur con rammarico, al mercatino di Natale, assicurando comunque l’impegno del Comune a realizzare un Natale di comunità attraverso azioni concrete da realizzare in stretto rapporto con gli operatori commerciali. L’assessore Stanchina ha garantito che la Giunta comunale approverà a breve le linee guida per i plateatici invernali, che permetteranno a ristoranti e bar della città di ampliare gli spazi a disposizione, nel rispetto dei provvedimenti che regoleranno le attività in relazione all’andamento dell’emergenza sanitaria.

Forte apprezzamento, da parte della presidente Roman, per il positivo riscontro alla richiesta dell’Associazione dei pubblici esercizi per l’ampliamento dei plateatici invernali. Ha ricordato, inoltre, che gli esercenti hanno sempre lavorato in sicurezza, rispettando tutte le regole di contenimento. La salute di clienti, lavoratori e dell’intera città è prioritaria per le imprese. Positivo, per le associazioni, anche l’istituzione di un tavolo di confronto permanente sui temi che interessano il settore per condividere e programmare insieme il lavoro.

Per Fontanari l’obiettivo principale della categoria è la salvaguardia della salute pubblica, dei clienti e dei collaboratori, rispettando i protocolli e le misure previste per il contenimento. Il presidente ha richiesto anche la possibilità di ottenere delle agevolazioni sulla TARI. Antoniolli auspica che, nonostante l’annullamento dei mercatini di Natale, la città possa rimanere viva e attraente grazie ad altre manifestazioni.

 

Avvio delle lezioni per il nuovo corso di laurea dell’Ateneo in Medicina e Chirurgia e per le lauree magistrali che partono quest’anno in Artificial Intelligence Systems, Studi globali e locali e Security, Intelligence & Strategic Studies. Grande interesse suscitato da tutte le nuove iniziative formative promosse da UniTrento con iscrizioni numerose e bilanciate anche per quanto riguarda le provenienze e il genere. Le prime lezioni al via in questi giorni.

Primo giorno di lezione oggi per prima classe di Medicina e Chirurgia a Trento, il corso di laurea avviato a partire da quest’anno accademico 2020/21 congiuntamente dalle università di Trento e di Verona. Al momento sono 28 studentesse e 27 studenti provenienti dal Trentino Alto Adige (37), dal Veneto (14), da Sicilia (1) e da Sardegna (1). Nei prossimi giorni si aggiungeranno a loro gli ultimi cinque studenti e studentesse che in questi giorni stanno perfezionando le procedure di immatricolazione. Ben 48 degli immatricolati in fase di iscrizione alla prova selettiva avevano indicato Trento come prima scelta. Quindi studenti motivati a scegliere la frequenza proprio nel nuovo corso di laurea a Trento. In attesa della sistemazione definitiva a Palazzo Consolati, che sarà pronto tra qualche giorno, le lezioni hanno preso il via al Collegio Bernardo Clesio.

Medicina e Chirurgia non è però l’unico corso di laurea al debutto in questo anno accademico 2020/21 all’Università di Trento. Partono bene anche le tre lauree magistrali, le cui iscrizioni, così come per tutte le altre lauree magistrali, sono aperte ancora fino a fine anno. La laurea magistrale in Artificial Intelligence Systems è proposta dal Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione in collaborazione con altre strutture dell’Ateneo (Ingegneria Industriale, CIMeC, Facoltà di Giurisprudenza. La prima lezione con il benvenuto a studenti e studentesse si è tenuta nei giorni scorsi al Polo Fabio Ferrari a Povo. Interamente in lingua inglese, il corso forma i futuri ingegneri/e IA con un approccio multidisciplinare capaci di progettare e gestire l’evoluzione di tecniche e tecnologie IA in numerosi settori produttivi e nella vita quotidiana delle persone. Tecnologie avanzate di IA sono infatti alla base degli assistenti vocali negli smartphone o nei robot domestici, dei veicoli a guida autonoma, dei moderni robot industriali e dei sistemi di diagnostica medica più all’avanguardia.

Sono invece già iniziate a metà settembre le lezioni per gli studenti iscritti al primo corso di laurea magistrale in Studi globali e locali (LM-62), attivato dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. Almeno un terzo di loro proviene da fuori regione, tutti hanno un background formativo coerente con il percorso magistrale e provengono da lauree triennali in sociologia o scienze politiche. Le lezioni si svolgono sia online sia in presenza, modulata anche sulla base delle esigenze degli stessi studenti.

Il corso forma figure professionali capaci di analizzare la complessità delle dinamiche globali declinandole nella specificità dei contesti locali, urbani, regionali o nazionali, utilizzando metodologie proprie della ricerca sociale e politica, sia quantitativa sia qualitativa. I possibili sbocchi occupazionali sono in veste, ad esempio, di policy advisor, ‘consulente di politiche pubbliche’ o ‘consulente di progetti territoriali’ per progettare comunità sostenibili.

Grande interesse internazionale anche per la laurea magistrale internazionale in Security, Intelligence & Strategic Studies (IMSISS), il nuovo corso di laurea magistrale avviato nell’ambito del programma Erasmus Mundus Joint Master Degree (EMJMD) insieme alle università di Glasgow, alla Dublin City University, alla Charles University di Praga. Da quest’anno accademico 2020/21 partecipa anche la Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento. Cuore delle attività formative saranno l’analisi delle cause di conflitto e un’ampia gamma di studi sulla sicurezza: dal terrorismo alle guerre civili, dalle migrazioni di massa, alla sicurezza delle forniture energetiche, dalla cyber security fino alle nuove tecnologie e al crimine organizzato.

E come tutte queste minacce e sfide vengano affrontate e gestite dai governi e dalle organizzazioni internazionali. Una laurea particolare che prevede la frequenza in tre delle università coinvolte, a scelta tra due percorsi: Glasgow, Trento o Dublino, e poi Praga. Le lezioni sono partite in questi giorni a Glasgow, mentre i primi studenti e studentesse del percorso sulle cause dei conflitti’ sono attesi all’Università di Trento per il secondo semestre.

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Foto Alessio Coser

Puntuale come ogni ottobre torna in Valle del Chiese il Festival della Polenta di Storo, se pur con una formula inusuale rispetto alle precedenti edizioni: la tradizionale sfida in piazza tra polenter è stata sostituita dalla possibilità di degustare speciali menù in 15 ristoranti locali.

La sesta edizione della rassegna gastronomica è nuovamente organizzata dalla Pro Loco di Storo M2 in collaborazione con il Consorzio Turistico, Agri 90 e il Comune di Storo. Come tradizione è dedicata alle produzioni, ai prodotti e alle produzioni rurali di Montagna, in particolare legate alla gastronomia nelle sue varie declinazione e naturalmente con regina incontrastata la Farina Gialla di Storo.

Quest’anno non ci sarà quindi la sfida all’ultimo colpo di Trisa tra i Polenter della Valle del Chiese e delle aree limitrofe (Campioni uscenti sono i Polenter di Storo) ma il confronto sarà a tavola nei 15 ristoranti che sino al 31 ottobre propongono gustosi menù a tema, con la novità delle Giudicarie Centrali.

Tutte le iniziative legate al sesto Festival della Polenta di Storo saranno presentate in una conferenza stampa in programma

GIOVEDÌ 15 ottobre alle ore 11.00
presso Federazione delle Pro Loco del Trentino
via Oss Mazzurana 8,
TRENTO.

Parteciperanno, tra gli altri, l’assessore al Turismo del Trentino Roberto Failoni, i presidenti Daiana Cominotti (Consorzio Turistico Valle del Chiese), Luca Comai (Pro Loco di Storo M2) e Monica Viola (Federazione Trentina Pro Loco e Consorzi) con il neosindaco di Storo Nicola Zontini.

Il Festival della Polenta di Storo è inserito nel cartellone di #MILKLIFE creato dal Consorzio Turistico Valle del Chiese per valorizzare la ruralità locale con le varie iniziative: Malghe Aperte, Albe e Tramonti in malga, La Desmalgada, Mondo Contadino e il Festival del Formai da Mont.

 

Una città insicura non può essere attrattiva per i turisti”. Il sindaco sul Mercatino: “È anche una questione di coerenza: non si può limitare la movida e accogliere centinaia di migliaia di visitatori”. “Addobbi, giochi di luce, musica: lavoreremo a un Natale diverso e faremo lavorare i nostri ristoratori che sono attrezzati per far rispettare distanze e regole”.

Non è stata una decisione facile quella che abbiamo adottato sui mercatini di Natale. Ma è stata una decisione necessaria: nei giorni in cui stiamo chiedendo ai cittadini di adottare comportamenti responsabili, nei giorni delle ordinanze per disciplinare la cosiddetta “movida”, è impensabile dare il via libera a un evento che, nel giro di poco più di un mese, porta in città centinaia di migliaia di persone. È una questione di coerenza”.

All’indomani della decisione della Giunta, il sindaco Franco Ianeselli torna a parlare del Mercatino di Natale. Per spiegare ma anche per rilanciare. “Ricordiamoci cosa è successo la scorsa primavera, ripensiamo alla condizione di emergenza in alcune località della Lombardia e anche del nostro Trentino – continua il sindaco – Non vogliamo neppure pensare di vivere una situazione di quel tipo, sarebbe una catastrofe dal punto di vista sanitario, economico e sociale. Senza contare poi che per essere attrattivi per i turisti bisogna innanzitutto essere seri e in grado di garantire la maggior sicurezza possibile”.

Ma rinunciare al Mercatino non significa rinunciare al Natale né cancellare ogni evento pubblico: “Da oggi ci mettiamo a lavorare per un Natale diverso – aggiunge il sindaco – A dicembre avremo comunque una città illuminata, calda, accogliente. Cureremo in modo particolare gli addobbi, i giochi di luce, la musica, con spazi sicuri e rispettosi delle norme dedicati all’artigianato e ai prodotti locali. Ci adopereremo per far lavorare i nostri ristoratori, che sono attrezzati per far rispettare le distanze e le regole. Cosa impossibile in un Mercatino di Natale affollato come quello di Trento”.

Conclude Ianeselli: “Avremmo potuto lasciare la città nell’incertezza ancora per qualche settimana e aspettare gli eventi. Ma noi riteniamo che la politica debba per quanto possibile anticipare gli eventi sulla base delle informazioni a disposizione. Così non si alimentano illusioni e si ha il tempo di lavorare a un’alternativa”.



 

Lotta ai tumori cerebrali: Un contributo per la ricerca UniTrento dalla Fondazione Celeghin. Un finanziamento di 150 mila euro per due anni per il progetto del Dipartimento Cibio dalla Fondazione di Padova, che dal 2012 sostiene la ricerca per individuare nuove strategie terapeutiche e potenziare la diagnosi dei tumori cerebrali. Obiettivo del progetto UniTrento: potenziare un farmaco già in uso come antibiotico e riproporlo per la cura del glioblastoma multiforme, uno dei tumori cerebrali maligni più aggressivi. Oggi la presidente della Fondazione Celeghin accolta in Rettorato.

I tumori cerebrali, che si sviluppano nella scatola cranica o in generale nel sistema nervoso centrale, colpiscono ogni anno tra le 7 e le 19 persone ogni 100mila. Per combatterli la prima arma è la conoscenza dei meccanismi di insorgenza e di diffusione. La ricerca scientifica ha compiuto negli anni grandi passi avanti nella diagnosi e nel trattamento, ma gli obiettivi da raggiungere sono ancora numerosi e importanti. Tra le tante associazioni impegnate nella lotta al cancro c’è la Fondazione Celeghin che dal 2012 sostiene la ricerca sui tumori cerebrali, finanziando progetti di ricerca in collaborazione con diversi ospedali e università italiani. L’obiettivo è promuovere la diagnosi e individuare nuove strategie terapeutiche che diano maggiori speranze di guarigione ai pazienti e più serenità alle loro famiglie.

Tra i vari finanziamenti che la Fondazione assegna su base competitiva ogni anno per studi sui tumori cerebrali uno è andato quest’anno al Dipartimento Cibio dell’Università di Trento, per il progetto “Mitochondrial translation inhibitors for brain cancer: from bench to bedside” coordinato dal professor Alessandro Quattrone, direttore del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata, Cibio dell’Università di Trento. Il progetto, che sarà finanziato con 150 mila euro per una durata di due anni, punta a testare nuovi farmaci e sfrutta le conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate grazie alla medicina di precisione per ridurre le distanze dal laboratorio al letto del paziente. Questo contributo a favore della ricerca UniTrento servirà a coprire le spese dei ricercatori coinvolti nel progetto e ad acquistare materiali di consumo.

Oggi la presidente della Fondazione, Annalisa Celeghin, è stata accolta dal rettore Paolo Collini a Palazzo Sardagna, nella sede del Rettorato, per un incontro di conoscenza reciproca e per la presentazione nel dettaglio del progetto da parte dell’assegnista di ricerca Denise Sighel del Dipartimento Cibio. La Fondazione porta il nome di Giovanni Celeghin, scomparso nel gennaio 2011, a 68 anni appena compiuti, per glioblastoma multiforme, un tumore al cervello molto aggressivo. Padovano, imprenditore, grande appassionato di ciclismo, ha donato molto per la ricerca, in cui credeva. Oggi la Fondazione contribuisce alla lotta contro i tumori cerebrali, non sono finanziando progetti di ricerca all’avanguardia, ma anche organizzando iniziative e campagne di informazione promosse grazie a una rete di volontari. «Siamo molto soddisfatti di poter collaborare con l’Università di Trento e in particolare con il Dipartimento CIBIO, centro d’eccellenza per la ricerca» ha commentato la presidente Annalisa Celeghin. «Riponiamo molte aspettative su questo progetto, attentamente scelto dal nostro comitato scientifico – presieduto dal professor Modesto Carli – per la sua non convenzionalità e le solide basi su cui poggia»

 

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Il progetto finanziato:
potenziare un farmaco già in uso come antibiotico per sconfiggere un tumore cerebrale
Il glioblastoma multiforme è il più comune e aggressivo tumore cerebrale maligno nell’adulto. Al momento esiste un unico farmaco approvato in grado di prolungare la sopravvivenza delle persone
che ne sono affette. Ciononostante il tumore, inevitabilmente, ricorre e la prognosi dei pazienti rimane infausta: la sopravvivenza media è di soli 14 mesi. Ma quali sono le ragioni per cui questo tumore si ripresenta? Lo spiega Denise Sighel: «Una delle ragioni è la resistenza alle terapie delle cellule staminali di glioblastoma.

Per il loro fabbisogno energetico queste utilizzano la fosforilazione ossidativa, un processo biochimico cellulare fondamentale. Nei pazienti che presentano livelli più elevati di questo processo, la prognosi sull’aspettativa di sopravvivenza peggiora sensibilmente. In uno studio precedente abbiamo ipotizzato una strategia terapeutica nuova per questo tumore partendo proprio dall’inibizione di questo processo. Cuore di questo approccio sarebbe l’impiego di un farmaco già approvato e in commercio come antibiotico che avrebbe l’effetto di bloccare la proliferazione delle cellule staminali di glioblastoma. I dati raccolti finora sono molto promettenti ma c’è ancora strada da fare per verificare la possibilità di un reale impiego».

«In questo progetto – aggiunge il direttore Alessandro Quattrone – vogliamo analizzare e poi testare in laboratorio in vitro e in vivo una trentina di molecole analoghe al farmaco selezionato, che potrebbero essere più mirate e quindi più efficaci. In futuro potremmo identificare meglio come reagiscono i vari sottotipi molecolari del glioblastoma multiforme, capire quali sono i più sensibili al nuovo trattamento e selezionare i pazienti con le possibilità migliori di rispondere alla terapia farmacologica, secondo una logica di medicina di precisione. È una sfida contro il tempo quella di dare risposte alle persone affette da tumore cerebrale. Per questo ci poniamo come obiettivo quello di selezionare la migliore molecola candidata per successivi studi preclinici e clinici per il trattamento del glioblastoma multiforme».

 

Si chiama la tecnica del B.E.C. (Business Email Compromise: truffa della compromissione della email aziendale) ed è uno dei più innovativi sistemi utilizzati per perpetrare frodi informatiche: attraverso sofisticati sistemi di hackeraggio, vere e proprie bande di cyber criminali prendono di mira le caselle di posta elettronica di aziende e professionisti, per controllarle segretamente e fare in modo che riescano a inviare messaggi ai loro clienti, vittime delle “truffe”, per dirottare pagamenti relativi all’acquisito di bene e servizi nelle mani dei sodalizi criminosi.


Questa volta nella “rete informatica” della c.d. “criminalità 2.0” sono finite una società trentina (fornitore) del settore siderurgico ed una società bosniaca (cliente), che da alcuni mesi portavano avanti una trattativa per la cessione, da parte dell’azienda italiana, di un costoso macchinario industriale.

Le indagini, delegate dal P.M. dott. Carmine RUSSO della Procura Distrettuale di Trento alla locale Squadra Mobile della Polizia di Stato e al Nucleo di Polizia Economica-Finanziaria della Guardia di Finanza trentina, che si sono avvalsi della collaborazione tecnica della Polizia Postale e di finanzieri CFDA (Computer Forensics and Data Analysis), hanno permesso di disvelare sia l’innovativo sistema di frode informatica che l’articolata struttura costruita, in Italia e all’estero, per riciclarne i proventi illeciti, facendone perdere le tracce.

La frode informatica: i cyber criminali sono riusciti a prendere il controllo della casella di posta della società trentina, senza però precluderne l’accesso ai manager dell’azienda, quindi senza rivelarsi, al fine di impedire che qualcuno potesse prendere contromisure specifiche contro l’intrusione informatica. In tal modo la corrispondenza continuava ad arrivare e ad essere letta anche dai “tecno-truffatori”, che sono così riusciti ad intercettare i messaggi in entrata, inviati dal cliente bosniaco, per definire le modalità di pagamento di un macchinario prodotto dal fornitore italiano, creando delle risposte fraudolente ad hoc, spedite con l’indirizzo di posta della società trentina, nelle quali venivano comunicati anche gli estremi del conto corrente bancario ove bonificare l’importo dovuto pari a € 600.000,00.

 

Il sistema di riciclaggio: il sodalizio criminoso dopo aver “dirottato” illecitamente i € 600.000,00 (dovuti al fornitore trentino dal cliente bosniaco) su un conto corrente di una società bolognese, ha successivamente frazionato tale importo veicolandolo tramite ulteriori bonifici verso i conti correnti di sei società “fantasma” (non realmente operative) con sede rispettivamente a Milano, Modena e Reggio Emilia. Il tutto accompagnato da false casuali per il pagamento di fatture inerenti cessioni di beni. Le somme, così frazionate, sono poi state bonificate verso:
– quattro conti correnti esteri di altrettante società con sede in Bulgaria, Ungheria, Slovenia e Gran Bretagna;
– un conto corrente polacco intestato ad un prestanome italiano;
– un conto corrente italiano di un prestanome senegalese.
Il denaro finito all’estero è, infine, rientrato in Italia attraverso bonifici disposti dai medesimi conti correnti stranieri verso i conti nazionali di due società “fantasma” modenesi e di due prestanome (un italiano e un cingalese), per poi essere ritirato in contanti e quindi “volatilizzarsi” nelle mani degli indagati.

Le investigazioni, protrattesi per oltre un anno, anche tramite l’esecuzione all’estero di appositi Ordini di Indagine Europea emessi dalla Procura Distrettuale trentina verso gli stati esteri interessati, hanno quindi consentito di identificare i membri della “cyber sodalizio”, composto da cinque italiani, un rumeno, due nigeriani, un pakistano, un egiziano, un senegalese e un cingalese, denunciati a vario titolo per frode informatica e riciclaggio con l’aggravante del reato transnazionale.

Negli ultimi giorni, un articolato dispositivo composto da oltre 80 tra poliziotti e finanzieri trentini, ha eseguito numerose perquisizioni delegate nelle città di Belluno, Bergamo, Bologna, Brescia, Lodi, Milano, Modena, Reggio Emilia, Udine e Verona, presso le sedi societarie e i domicili degli indagati, sette dei quali (cinque italiani, un rumeno e un cingalese) sono stati tratti in arresto giusta Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Trento.

Nel corso delle perquisizioni:
– l’indagato cingalese, già destinatario di arresti domiciliari, è stato arrestato in flagranza e condotto in carcere per detenzione abusiva di armi clandestine, essendo state rinvenute presso la sua abitazione, in provincia di Modena, due pistole semiautomatiche, di cui una con matricola abrasa;
– un indagato italiano, già destinatario di arresti domiciliari, è stato denunciato a piede libero per illecita detenzione di sostanze dopanti, essendo state rinvenute presso la sua abitazione milanese 1.900 tra confezioni, flaconi e fialette contenenti sostanze dopanti e n. 1.440 etichette adesive relative al suddetto materiale.

Gli investigatori della Polizia di Stato e delle Fiamme Gialle hanno anche dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro per equivalente su alcuni beni nella disponibilità degli indagati – una Jeep Wrangler, una Cadillac Escalade, due appartamenti, preziosi e alcuni quadri di valore – fino alla concorrenza dei 600 mila euro illecitamente sottratti alla società bosniaca. Uno degli indagati è risultato, infine, percettore di reddito di cittadinanza.

Alla luce della attuale situazione di emergenza sanitaria e del conseguente aumento del flusso di informazioni che circolano via mail e su altri canali, le indagini svolte in sinergia dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza confermano, ancora una volta, l’incessante impegno profuso a difesa della sana imprenditoria e di tutti i privati cittadini, oggi più che mai esposti agli attacchi, anche informatici, della criminalità.

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